Aradia o Il Vangelo Delle Streghe
(raccolto da Charles Godfrey Leland)
Commento ai testi seguenti
Tempo addietro, nel 1886, venni a sapere dell’esistenza di un manoscritto contenente le dottrine della Stregheria italiana; mi fu promesso che, se possibile, me ne sarebbe stato dato uno. Per vari anni le mie aspettative rimasero deluse. Ma avendo chiesto più volte a Maddalena, la mia raccoglitrice di folklore che conduceva una vita vagabonda in Toscana, di fare uno sforzo per ottenere o recuperare qualcosa del genere, alla fine ricevetti da lei, il 1 gennaio del 1897, da Colle di Val d’Elsa vicino a Siena, il manoscritto intitolato Aradia, o il Vangelo delle Streghe.
Si osservi ora che tutti i temi salienti che costituiscono la trama o il nucleo centrale di questo Vangelo, cioè, che Diana è la Regina delle Streghe ed è associata con Erodiade (Aradia) nella sua relazione con la stregoneria; che ebbe un figlio da suo fratello, il Sole (qui Lucifero); che in quanto dea della luna è in qualche rapporto con Caino, prigioniero nella luna; che le streghe dei tempi antichi erano persone oppresse dai signori feudali, dei quali si vendicavano in tutti i modi, e che celebravano orge in onore di Diana, orge che la Chiesa interpretò come adorazione di Satana — tutto questo, ripeto, mi è stato raccontato o è stato trascritto in forma frammentaria per me da Maddalena (per non parlare di altri informatori), anche se era già stato descritto da Horst o da Michelet e non aveva quindi un carattere di novità. Quello che non mi aspettavo, e che era completamente nuovo per me, era quella parte del testo che è data come prosa-poesia e che ho reso in metri o in versi. Questo materiale tradizionale, scritto da maghi e streghe, è molto interessante e curioso, in quanto in esso sono conservate molte vestigia di credenze che, come si può verificare nei documenti letterari, sono state tramandate dai tempi antichi.
Aradia è chiaramente Erodiade, che anticamente era associata a Diana quale capo delle streghe. Ritengo comunque che questa figura non derivi dalla Erodiade del Nuovo Testamento, ma da una replica più antica di Lilith che portava lo stesso nome. In questa figura infatti sono abbinate e identificate le Regine del Cielo, o Regine della Notte e della Magia, dei popoli ariani e semiti ed è possibile che ciò fosse noto ai primi creatori dei miti. Già nel sesto secolo d.C., l’adorazione di Erodiade e di Diana fu condannata dalla Chiesa al Concilio di Ancira. Piperno e altri autori hanno messo in luce l’identità evidente di Erodiade e di Lilith. Iside le precedeva entrambe.
In questo testo Diana è presentata con toni vigorosi, perfino drammatici, come la dea delle persone malvagie ed empie, dei ladri, delle prostitute e, abbastanza giustamente, dei «protetti della luna»,
come Falstaff li avrebbe chiamati. Si riconosceva nell’antica Roma, come si riconosce oggi in India, che nessun essere umano può essere così malvagio o abietto da essere privato di un qualche genere di protezione divina e Diana era questa protettrice. A questo proposito si potrebbe osservare che, tra tutti i liberi pensatori, gli intellettuali emarginati e gli scrittori bohémien, c’è sempre stata una tendenza non-ortodossa a credere che le colpe e gli errori dell’umanità siano dovuti più spesso, se non sempre, a cause inevitabili che non possiamo modificare, per esempio, le condizioni ereditarie, il nascere barbaro e selvaggio, o povero, o nel vizio, o in un eccesso di «bigottismo e virtù», o in uno stato di persecuzione — vale a dire, quando siamo così gravati da colpe innate che neppure il nostro libero arbitrio può liberarcene.
Fu durante la cosiddetta «Età Buia», cioè dalla caduta dell’impero romano fino al tredicesimo secolo, che si affermò la credenza che tutto ciò che c’era di peggiore nell’uomo era unicamente dovuto agli abusi mostruosi e alla tirannia della Chiesa e dello Stato. Perché a quel tempo, in qualsiasi momento della vita, la grande maggioranza degli uomini incontrava vergognose iniquità e in-giustizie palpabili, senza leggi che proteggessero i più deboli.
La coscienza di queste ingiustizie spinse un gran numero di persone scontente a ribellarsi e, poiché non potevano avere il sopravvento con la guerra aperta, manifestavano il loro odio nella forma di segreta anarchia, che era tuttavia intimamente mescolata con superstizioni e frammenti delle vecchie tradizioni. Preminente in questa forma di ribellione era, abbastanza naturalmente, la venerazione di Diana, loro protettrice — perché la supposta adorazione di Satana fu un’invenzione successiva della Chiesa e, fino ad oggi, non ha mai avuto un ruolo rilevante nella stregheria italiana. Vale a dire, la stregoneria puramente diabolica non trovò accettazione generale fino alla fine del quindicesimo secolo, quando fu inventata, si potrebbe quasi dire, a Roma come un mezzo per distruggere la minacciosa eresia della Germania.
La crescita del Sentimento è l’aumento della sofferenza; l’uomo non è mai completamente infelice fino a quando non si rende conto di quanto è trattato ingiustamente e crede di intravvedere lontano una possibile libertà. Nell’antichità gli schiavi soffrivano meno anche se erano sottoposti a maggiori abusi, perché credevano di essere nati per vivere in basse condizioni. Perfino la migliore riforma porta con sé travagli e il grande risveglio dell’umanità è stato accompagnato da sofferenze, molte delle quali persistono tuttora. Il pessimismo è il risultato di troppa cultura e dell’introversione.
Sembra, stranamente, che a tutti gli storici sia sfuggito il fatto che le sofferenze della vasta maggioranza degli uomini, cioè dei poveri e degli schiavi, furono di gran lunga maggiori durante la prima parte dell’era cristiana, o fino alla fine del Medioevo e all’Emancipazione dei Servi, di quanto lo fossero state prima. Questo perché, negli antichi tempi «pagani», gli umili non sapevano, e nemmeno sognavano, che tutti gli uomini erano uguali davanti a Dio e che, anche come schiavi, avevano dei diritti anche sulla terra. L’intero orientamento etico del Nuovo Testamento era completamente opposto alla schiavitù e perfino alla servitù troppo dura. Ogni enunciazione degli insegnamenti di Cristo sul perdono e l’amore, l’umiltà e la carità era un amaro rimprovero non solo di tutti i signori della terra, ma anche della Chiesa stessa e dei suoi arroganti prelati. Il fatto che molti abusi fossero mitigati ed esistessero santi benevoli non cambia la verità, e cioè che, in generale, per molti secoli l’umanità sia vissuta in condizioni peggiori di prima e la causa maggiore di questa sofferenza si potrebbe definire una ragione sentimentale o una nuova consapevolezza dei diritti negati, cosa che è di per se stessa una tortura. Queste circostanze erano rese più dure dalle prediche continue fatte alla gente che era loro dovere soffrire e sopportare l’oppressione e la tirannia e che i diritti dell’Autorità di ogni tipo erano tali da giustificare anche i peggiori abusi. Perché difendendo l’Autorità dei nobili la Chiesa conservava la propria.
Il risultato di tutto questo fu un grande aumento del numero di ribelli, di emarginati e di tutti gli scontenti, che adottarono la stregheria come loro religione e gli stregoni come loro sacerdoti. Si incontravano segretamente in luoghi deserti, tra vecchie rovine maledette dai preti come luoghi frequentati da spiriti maligni e da antichi dei pagani, o nelle montagne. Tuttora gli abitanti dell’Italia trovano spesso aree isolate, circondate da antiche foreste di castagni, da pietre e da muri, che indicano luoghi adatti per celebrare il Sabba e che a volte, secondo le tradizioni locali, sono ancora ritenuti tali. Sono convinto che il Vangelo delle Streghe offra una descrizione attendibile delle dottrine e dei riti celebrati a questi raduni. Adoravano divinità proibite e compivano atti vietati, essendo ispirati tanto dalla ribellione contro la Società quanto dalle loro passioni.
Nel Vangelo delle Streghe tuttavia si cerca di distinguere tra coloro che sono malvagi o corrotti per natura e coloro che sono emarginati o oppressi, come dimostra questo passo:
Si osservi ora che tutti i temi salienti che costituiscono la trama o il nucleo centrale di questo Vangelo, cioè, che Diana è la Regina delle Streghe ed è associata con Erodiade (Aradia) nella sua relazione con la stregoneria; che ebbe un figlio da suo fratello, il Sole (qui Lucifero); che in quanto dea della luna è in qualche rapporto con Caino, prigioniero nella luna; che le streghe dei tempi antichi erano persone oppresse dai signori feudali, dei quali si vendicavano in tutti i modi, e che celebravano orge in onore di Diana, orge che la Chiesa interpretò come adorazione di Satana — tutto questo, ripeto, mi è stato raccontato o è stato trascritto in forma frammentaria per me da Maddalena (per non parlare di altri informatori), anche se era già stato descritto da Horst o da Michelet e non aveva quindi un carattere di novità. Quello che non mi aspettavo, e che era completamente nuovo per me, era quella parte del testo che è data come prosa-poesia e che ho reso in metri o in versi. Questo materiale tradizionale, scritto da maghi e streghe, è molto interessante e curioso, in quanto in esso sono conservate molte vestigia di credenze che, come si può verificare nei documenti letterari, sono state tramandate dai tempi antichi.
Aradia è chiaramente Erodiade, che anticamente era associata a Diana quale capo delle streghe. Ritengo comunque che questa figura non derivi dalla Erodiade del Nuovo Testamento, ma da una replica più antica di Lilith che portava lo stesso nome. In questa figura infatti sono abbinate e identificate le Regine del Cielo, o Regine della Notte e della Magia, dei popoli ariani e semiti ed è possibile che ciò fosse noto ai primi creatori dei miti. Già nel sesto secolo d.C., l’adorazione di Erodiade e di Diana fu condannata dalla Chiesa al Concilio di Ancira. Piperno e altri autori hanno messo in luce l’identità evidente di Erodiade e di Lilith. Iside le precedeva entrambe.
In questo testo Diana è presentata con toni vigorosi, perfino drammatici, come la dea delle persone malvagie ed empie, dei ladri, delle prostitute e, abbastanza giustamente, dei «protetti della luna»,
come Falstaff li avrebbe chiamati. Si riconosceva nell’antica Roma, come si riconosce oggi in India, che nessun essere umano può essere così malvagio o abietto da essere privato di un qualche genere di protezione divina e Diana era questa protettrice. A questo proposito si potrebbe osservare che, tra tutti i liberi pensatori, gli intellettuali emarginati e gli scrittori bohémien, c’è sempre stata una tendenza non-ortodossa a credere che le colpe e gli errori dell’umanità siano dovuti più spesso, se non sempre, a cause inevitabili che non possiamo modificare, per esempio, le condizioni ereditarie, il nascere barbaro e selvaggio, o povero, o nel vizio, o in un eccesso di «bigottismo e virtù», o in uno stato di persecuzione — vale a dire, quando siamo così gravati da colpe innate che neppure il nostro libero arbitrio può liberarcene.
Fu durante la cosiddetta «Età Buia», cioè dalla caduta dell’impero romano fino al tredicesimo secolo, che si affermò la credenza che tutto ciò che c’era di peggiore nell’uomo era unicamente dovuto agli abusi mostruosi e alla tirannia della Chiesa e dello Stato. Perché a quel tempo, in qualsiasi momento della vita, la grande maggioranza degli uomini incontrava vergognose iniquità e in-giustizie palpabili, senza leggi che proteggessero i più deboli.
La coscienza di queste ingiustizie spinse un gran numero di persone scontente a ribellarsi e, poiché non potevano avere il sopravvento con la guerra aperta, manifestavano il loro odio nella forma di segreta anarchia, che era tuttavia intimamente mescolata con superstizioni e frammenti delle vecchie tradizioni. Preminente in questa forma di ribellione era, abbastanza naturalmente, la venerazione di Diana, loro protettrice — perché la supposta adorazione di Satana fu un’invenzione successiva della Chiesa e, fino ad oggi, non ha mai avuto un ruolo rilevante nella stregheria italiana. Vale a dire, la stregoneria puramente diabolica non trovò accettazione generale fino alla fine del quindicesimo secolo, quando fu inventata, si potrebbe quasi dire, a Roma come un mezzo per distruggere la minacciosa eresia della Germania.
La crescita del Sentimento è l’aumento della sofferenza; l’uomo non è mai completamente infelice fino a quando non si rende conto di quanto è trattato ingiustamente e crede di intravvedere lontano una possibile libertà. Nell’antichità gli schiavi soffrivano meno anche se erano sottoposti a maggiori abusi, perché credevano di essere nati per vivere in basse condizioni. Perfino la migliore riforma porta con sé travagli e il grande risveglio dell’umanità è stato accompagnato da sofferenze, molte delle quali persistono tuttora. Il pessimismo è il risultato di troppa cultura e dell’introversione.
Sembra, stranamente, che a tutti gli storici sia sfuggito il fatto che le sofferenze della vasta maggioranza degli uomini, cioè dei poveri e degli schiavi, furono di gran lunga maggiori durante la prima parte dell’era cristiana, o fino alla fine del Medioevo e all’Emancipazione dei Servi, di quanto lo fossero state prima. Questo perché, negli antichi tempi «pagani», gli umili non sapevano, e nemmeno sognavano, che tutti gli uomini erano uguali davanti a Dio e che, anche come schiavi, avevano dei diritti anche sulla terra. L’intero orientamento etico del Nuovo Testamento era completamente opposto alla schiavitù e perfino alla servitù troppo dura. Ogni enunciazione degli insegnamenti di Cristo sul perdono e l’amore, l’umiltà e la carità era un amaro rimprovero non solo di tutti i signori della terra, ma anche della Chiesa stessa e dei suoi arroganti prelati. Il fatto che molti abusi fossero mitigati ed esistessero santi benevoli non cambia la verità, e cioè che, in generale, per molti secoli l’umanità sia vissuta in condizioni peggiori di prima e la causa maggiore di questa sofferenza si potrebbe definire una ragione sentimentale o una nuova consapevolezza dei diritti negati, cosa che è di per se stessa una tortura. Queste circostanze erano rese più dure dalle prediche continue fatte alla gente che era loro dovere soffrire e sopportare l’oppressione e la tirannia e che i diritti dell’Autorità di ogni tipo erano tali da giustificare anche i peggiori abusi. Perché difendendo l’Autorità dei nobili la Chiesa conservava la propria.
Il risultato di tutto questo fu un grande aumento del numero di ribelli, di emarginati e di tutti gli scontenti, che adottarono la stregheria come loro religione e gli stregoni come loro sacerdoti. Si incontravano segretamente in luoghi deserti, tra vecchie rovine maledette dai preti come luoghi frequentati da spiriti maligni e da antichi dei pagani, o nelle montagne. Tuttora gli abitanti dell’Italia trovano spesso aree isolate, circondate da antiche foreste di castagni, da pietre e da muri, che indicano luoghi adatti per celebrare il Sabba e che a volte, secondo le tradizioni locali, sono ancora ritenuti tali. Sono convinto che il Vangelo delle Streghe offra una descrizione attendibile delle dottrine e dei riti celebrati a questi raduni. Adoravano divinità proibite e compivano atti vietati, essendo ispirati tanto dalla ribellione contro la Società quanto dalle loro passioni.
Nel Vangelo delle Streghe tuttavia si cerca di distinguere tra coloro che sono malvagi o corrotti per natura e coloro che sono emarginati o oppressi, come dimostra questo passo:
Non devi essere come la figlia di Caino, E della razza che è divenuta
Scellerata e infame a causa dei maltrattamenti.
Come Giudei e Zingari, Tutti ladri e briganti, Tu non divieni..
Scellerata e infame a causa dei maltrattamenti.
Come Giudei e Zingari, Tutti ladri e briganti, Tu non divieni..
La cena delle Streghe; le focacce di farina, sale e miele a forma di mezzaluna, sono conosciute a tutti gli studiosi dei classici. Le focacce a forma di corno o di mezzaluna sono ancora comuni. Ne ho mangiate proprio oggi e, sebbene siano diffuse in tutto il mondo, credo che debbano la loro forma a questa tradizione.
Nello scongiuro della farina si fa riferimento a una interessante tradizione secondo cui le spighe luccicanti del grano, con le loro punte simili ai raggi del sole, devono il loro aspetto brillante a una rassomiglianza con le lucciole «che vengono a far loro lume». Indubbiamente troviamo qui una tradizione classica, ma non posso dimostrarlo. Dopo di che il Vangelo cita una comune filastrocca che si trova anche in una favola e che tuttavia, come altre favole, deriva da una tradizione magica secondo la quale la lucciola è messa sotto un bicchiere e invocata per dare, con la sua luce, certe risposte.
Lo scongiuro della farina, o del pane, che costituisce letteralmente il nostro corpo, in quanto contribuisce a formarlo e che è profondamente sacra perché, come grano, è rimasta nella terra dove sono nascosti oscuri e straordinari segreti, sembra gettare una nuova luce sul sacramento cristiano. La comunione del pane è una forma di resurrezione dalla terra e per questo faceva parte della Cena Sacra dei Misteri, in quanto il grano era associato ai segreti ctoni e a ciò che era rimasto sepolto nelle profondità della terra. Perciò nella stregheria moderna i vermi sono invocati perché conoscono oscuri segreti e, per ottenere il potere di Orfeo, il flauto del pastore deve rimanere sepolto per tre giorni nella terra. E così nella stregheria tutto era, e continua ad essere, una forma di libera poesia basata su simboli che si fondono uno con l’altro:
Nello scongiuro della farina si fa riferimento a una interessante tradizione secondo cui le spighe luccicanti del grano, con le loro punte simili ai raggi del sole, devono il loro aspetto brillante a una rassomiglianza con le lucciole «che vengono a far loro lume». Indubbiamente troviamo qui una tradizione classica, ma non posso dimostrarlo. Dopo di che il Vangelo cita una comune filastrocca che si trova anche in una favola e che tuttavia, come altre favole, deriva da una tradizione magica secondo la quale la lucciola è messa sotto un bicchiere e invocata per dare, con la sua luce, certe risposte.
Lo scongiuro della farina, o del pane, che costituisce letteralmente il nostro corpo, in quanto contribuisce a formarlo e che è profondamente sacra perché, come grano, è rimasta nella terra dove sono nascosti oscuri e straordinari segreti, sembra gettare una nuova luce sul sacramento cristiano. La comunione del pane è una forma di resurrezione dalla terra e per questo faceva parte della Cena Sacra dei Misteri, in quanto il grano era associato ai segreti ctoni e a ciò che era rimasto sepolto nelle profondità della terra. Perciò nella stregheria moderna i vermi sono invocati perché conoscono oscuri segreti e, per ottenere il potere di Orfeo, il flauto del pastore deve rimanere sepolto per tre giorni nella terra. E così nella stregheria tutto era, e continua ad essere, una forma di libera poesia basata su simboli che si fondono uno con l’altro:
Luce e oscurità, lucciole e grano, vita e morte
È sorprendente ma strettamente in accordo con le pratiche della magia antica descritte dagli autori classici, l’atto di rivolgere minacce a Diana qualora non esaudisca una preghiera. Questo ricorre spesso negli esorcismi e negli incantesimi magici. Il mago venera gli spiriti, ma ritiene di avere il diritto derivante da un potere più alto di costringere perfino la Regina della Terra, del Cielo e degli Inferi a esaudire una richiesta. «Concedimi quello che chiedo e avrai onori e offerte; rifiuta e ti perseguiterò con gli insulti». Così Canidia e quelli come lei si vantavano di poter costringere gli dei ad apparire. Questo è tipicamente pagano. Non si è mai sentito dire di una strega adoratrice di Satana invocare o minacciare la Trinità, Cristo o perfino gli angeli e i santi. Di fatto esse non possono costringere a obbedire nemmeno il diavolo e i suoi diavoletti, in quanto operano interamente come schiave della sua volontà.
Non ho bisogno di parlare delle virtù della pietra bucata, ma è da notare che in questo scongiuro la strega si alza all’alba per andare a cercare la verbena. Gli antichi maghi persiani, o meglio le loro figlie, adoravano il sole nascente facendo ondeggiare i rami appena raccolti della verbena, che era considerata una delle sette piante magiche più potenti. Mentre adoravano il sole le sacerdotesse persiane erano nude, perché la nudità è un simbolo di verità e di sincerità.
L’atto di estinguere le luci, la nudità e l’orgia simboleggiavano il corpo sepolto nella terra, il grano seminato o l’ingresso nell’oscurità della morte per rinascere in una nuova forma ed erano quindi simboli di rigenerazione e di luce. Mediante questi riti si metteva da parte la vita quotidiana.
Il Vangelo delle Streghe, come io l’ho dato, è in realtà solo il primo capitolo di un’opera che potrebbe raccogliere le cerimonie, gli incantesimi e le tradizioni magiche correntemente in uso nelle congregazioni delle streghe, il complesso delle quali si può trovare nei miei lavori, Sopravvivenze Etrusche e Romane e Leggende di Firenze. A dire il vero, ho ancora molto di questo materiale non pubblicato e molto non è ancora stato raccolto, ma l’intera dottrina della stregheria, tutti i suoi principi fondamentali, le sue invocazioni, i rimedi magici e i misteri si possono trovare in quello che ho raccolto e pubblicato. Tuttavia credo che sarebbe importante organizzare e pubblicare tutto questo materiale in un’unica opera, che potrebbe essere estremamente utile a ogni studioso di archeologia, di storia e del folldore. Ha rappresentato la fede di milioni di persone nel passato; ha permeato innumerevoli tradizioni che meritano di essere meglio conosciute e sarei felice di intraprendere questo lavoro se credessi che il pubblico saprebbe apprezzare il mio impegno e i miei sforzi.
Si dovrebbe riconoscere che non ho trattato questo Vangelo, e tanto meno il soggetto della stregoneria, unicamente come folklore nel senso stretto della parola, cioè come elemento o fatto tradizionale da considerare alla stregua di tante altre tradizioni o da classificare e catalogare come materiale d’archivio.
Che questo sia utile e ragionevole è perfettamente vero e ha infatti reso possibile una enorme attività di ricerca, di collezione e conservazione. C’è da dire tuttavia — e ho occasionalmente notato che alcune menti geniali stanno incominciando a riconoscere questo fatto — che il puro studio della lettera ha provocato una tale indifferenza per la sostanza al punto da produrre a volte, come ha fatto
il Realismo in Arte (con il quale quel metodo è imparentato), perfino un disprezzo per il contenuto o il significato originale di una tradizione.
Mi ha colpito di recente il fatto che, in un lavoro molto erudito sulla Musica, l’autore, nel discutere la musica antica e quella orientale, anche se estremamente accurato e preciso nel determinare le varie scale musicali, l’apparato e la storia della composizione, mostri poi di ignorare completamente il fatto che note e scale, battute e melodie sono di per sé idee o concetti. Così si dice che Confucio abbia composto una melodia che era una descrizione personale di se stesso. Se non si capisce questo, non si può nemmeno capire l’essenza della musica antica e il folklorista che non è in grado di andare oltre la lettera, anche se si considera «scientifico», è esattamente come il musicista che non ha idea di come o perché le antiche melodie siano state composte.
Lo strano e mistico racconto, «Come Diana creò le stelle e la pioggia», appare anche nelle mie Leggende di Firenze (vol.II, p. 229), ma è qui molto ampliato e sviluppato fino a costituire uno schizzo cosmogonico-mitologico. E qui viene in mente un’idea, che è forse la più notevole espressa da questo Vangelo delle Streghe. Nei Testi Sacri di tutti i popoli a creare l’universo è un dio maschile, Jahvè, Budda o Brahma; nella Stregheria il principio primordiale è femmma.
Ogni volta che nella storia c’è un periodo di radicale rivolta intellettuale contro le forze conservatrici, l’autorità costituita e così via, c’è sempre uno sforzo per considerare la Donna come un essere perfettamente uguale, se non superiore all’uomo. Così nello straordinario conflitto di correnti contrastanti quali le scuole occulte di magia, il neo-Platonismo, la Cabala, le eresie cristiane, la magia e il dualismo persiani, unitamente ai resti della teologia greca ed egiziana in voga ad Alessandria nel terzo e quarto secolo d.C. e nella Casa della Luce del Cairo nel nono secolo, possiamo notare che l’uguaglianza della Donna era una dottrina preminente. Era Sofia o Elena, la donna affrancata, considerata come il vero Cristo che avrebbe salvato l’umanità.
Quando la dottrina dell’Illuminazione, assieme alla magia, al misticismo e alla volontà di rigenerare la società riformandola secondo i principi Jella più estrema libertà di pensiero, ispirarono nei Templari la speranza di governare la Chiesa e il mondo, la dottrina dell’uguaglianza della Donna, derivante dalle tradizioni del Cairo, ricevette nuovamente attenzione. Si potrebbe inoltre osservare che durante il Medioevo e anche più tardi nel periodo di grande esaltazione che ispirò gli Ugonotti francesi, i Giansenisti e gli Anabattisti, la Donna fu più importante ed ebbe un ruolo maggiore nella vita sociale e politica che non in epoche precedenti. Questa preminenza caratterizzò anche il movi- mento Spiritualista fondato dalle sorelle Fox a Rochester, nello stato di New York, e si manifesta in molti modi nel romanzo, Fin de Siècle, che secondo Nordau è pure un caos nervoso — la Donna essendo evidentemente un pesce che si mostra maggiormente quando le acque sono agitate:
Non ho bisogno di parlare delle virtù della pietra bucata, ma è da notare che in questo scongiuro la strega si alza all’alba per andare a cercare la verbena. Gli antichi maghi persiani, o meglio le loro figlie, adoravano il sole nascente facendo ondeggiare i rami appena raccolti della verbena, che era considerata una delle sette piante magiche più potenti. Mentre adoravano il sole le sacerdotesse persiane erano nude, perché la nudità è un simbolo di verità e di sincerità.
L’atto di estinguere le luci, la nudità e l’orgia simboleggiavano il corpo sepolto nella terra, il grano seminato o l’ingresso nell’oscurità della morte per rinascere in una nuova forma ed erano quindi simboli di rigenerazione e di luce. Mediante questi riti si metteva da parte la vita quotidiana.
Il Vangelo delle Streghe, come io l’ho dato, è in realtà solo il primo capitolo di un’opera che potrebbe raccogliere le cerimonie, gli incantesimi e le tradizioni magiche correntemente in uso nelle congregazioni delle streghe, il complesso delle quali si può trovare nei miei lavori, Sopravvivenze Etrusche e Romane e Leggende di Firenze. A dire il vero, ho ancora molto di questo materiale non pubblicato e molto non è ancora stato raccolto, ma l’intera dottrina della stregheria, tutti i suoi principi fondamentali, le sue invocazioni, i rimedi magici e i misteri si possono trovare in quello che ho raccolto e pubblicato. Tuttavia credo che sarebbe importante organizzare e pubblicare tutto questo materiale in un’unica opera, che potrebbe essere estremamente utile a ogni studioso di archeologia, di storia e del folldore. Ha rappresentato la fede di milioni di persone nel passato; ha permeato innumerevoli tradizioni che meritano di essere meglio conosciute e sarei felice di intraprendere questo lavoro se credessi che il pubblico saprebbe apprezzare il mio impegno e i miei sforzi.
Si dovrebbe riconoscere che non ho trattato questo Vangelo, e tanto meno il soggetto della stregoneria, unicamente come folklore nel senso stretto della parola, cioè come elemento o fatto tradizionale da considerare alla stregua di tante altre tradizioni o da classificare e catalogare come materiale d’archivio.
Che questo sia utile e ragionevole è perfettamente vero e ha infatti reso possibile una enorme attività di ricerca, di collezione e conservazione. C’è da dire tuttavia — e ho occasionalmente notato che alcune menti geniali stanno incominciando a riconoscere questo fatto — che il puro studio della lettera ha provocato una tale indifferenza per la sostanza al punto da produrre a volte, come ha fatto
il Realismo in Arte (con il quale quel metodo è imparentato), perfino un disprezzo per il contenuto o il significato originale di una tradizione.
Mi ha colpito di recente il fatto che, in un lavoro molto erudito sulla Musica, l’autore, nel discutere la musica antica e quella orientale, anche se estremamente accurato e preciso nel determinare le varie scale musicali, l’apparato e la storia della composizione, mostri poi di ignorare completamente il fatto che note e scale, battute e melodie sono di per sé idee o concetti. Così si dice che Confucio abbia composto una melodia che era una descrizione personale di se stesso. Se non si capisce questo, non si può nemmeno capire l’essenza della musica antica e il folklorista che non è in grado di andare oltre la lettera, anche se si considera «scientifico», è esattamente come il musicista che non ha idea di come o perché le antiche melodie siano state composte.
Lo strano e mistico racconto, «Come Diana creò le stelle e la pioggia», appare anche nelle mie Leggende di Firenze (vol.II, p. 229), ma è qui molto ampliato e sviluppato fino a costituire uno schizzo cosmogonico-mitologico. E qui viene in mente un’idea, che è forse la più notevole espressa da questo Vangelo delle Streghe. Nei Testi Sacri di tutti i popoli a creare l’universo è un dio maschile, Jahvè, Budda o Brahma; nella Stregheria il principio primordiale è femmma.
Ogni volta che nella storia c’è un periodo di radicale rivolta intellettuale contro le forze conservatrici, l’autorità costituita e così via, c’è sempre uno sforzo per considerare la Donna come un essere perfettamente uguale, se non superiore all’uomo. Così nello straordinario conflitto di correnti contrastanti quali le scuole occulte di magia, il neo-Platonismo, la Cabala, le eresie cristiane, la magia e il dualismo persiani, unitamente ai resti della teologia greca ed egiziana in voga ad Alessandria nel terzo e quarto secolo d.C. e nella Casa della Luce del Cairo nel nono secolo, possiamo notare che l’uguaglianza della Donna era una dottrina preminente. Era Sofia o Elena, la donna affrancata, considerata come il vero Cristo che avrebbe salvato l’umanità.
Quando la dottrina dell’Illuminazione, assieme alla magia, al misticismo e alla volontà di rigenerare la società riformandola secondo i principi Jella più estrema libertà di pensiero, ispirarono nei Templari la speranza di governare la Chiesa e il mondo, la dottrina dell’uguaglianza della Donna, derivante dalle tradizioni del Cairo, ricevette nuovamente attenzione. Si potrebbe inoltre osservare che durante il Medioevo e anche più tardi nel periodo di grande esaltazione che ispirò gli Ugonotti francesi, i Giansenisti e gli Anabattisti, la Donna fu più importante ed ebbe un ruolo maggiore nella vita sociale e politica che non in epoche precedenti. Questa preminenza caratterizzò anche il movi- mento Spiritualista fondato dalle sorelle Fox a Rochester, nello stato di New York, e si manifesta in molti modi nel romanzo, Fin de Siècle, che secondo Nordau è pure un caos nervoso — la Donna essendo evidentemente un pesce che si mostra maggiormente quando le acque sono agitate:
Oh, Donna, nei nostri momenti di serenità e di pace
E lettore ricorderà il resto. Ma si dovrebbe anche ricordare che in epoche anteriori la grande maggioranza degli uomini, oppressa dal potere e dagli abusi della Chiesa e dello Stato, solamente si è fatta avanti nei periodi di rivolta contro idee o forme sociali antiquate. Con ogni nuova ribellione, con ogni nuova esplosione o inondazione selvaggia e travolgimento delle barriere, l’umanità e la donna acquistano qualcosa, vale a dire, i loro giusti diritti. Perché come ogni piena di fiume invade con le sue acque estensioni sempre più ampie, nel tempo dovuto rendendo più fertili i campi, così il mondo progredisce ad ogni Rivoluzione, per quanto terribile e ripugnante questa possa essere all’inizio.
La donna Emancipata, sostenitrice dei propri Diritti, quando è troppo esaltata, generalmente considera l’uomo come un essere limitato che lei è destinata a superare. In epoche passate prevaleva l’opinione contraria, ma tutti e due questi atteggiamenti sono, o erano, chiaramente sbagliati almeno per quanto riguarda il futuro. Perché in realtà entrambi i sessi sono capaci di progresso e, in questo rispetto, progresso non significa tanto un conflitto del principio maschile e femminile, come quello che è alla base del Mahabarata, quanto il graduale riconoscimento di genuine capacità, la ridefinizione dei rapporti e la complementarità dei poteri — e facendo ciò su base scientifica ogni conflitto cessa.
Questi commenti sono pertinenti all’argomento del mio testo, perché èstudiando le epoche in cui la donna si è imposta come figura dominante e in-fluente che impariamo quali sono realmente le capacità del sesso femminile. Tra queste, quella della stregoneria — com’era realmente, non come è stata comunemente fraintesa — è tanto interessante quanto ogni altra. La Strega infatti — lasciando da parte ogni questione relativa alla realtà della magia — rappresentava, una volta, un fattore reale o un grande potere nella vita sociale ribelle e anche oggi si riconosce, come dimostra la maggior parte dei romanzi, che nella donna c’è qualcosa di inquietante, di misterioso e incomprensibile, che né lei né l’uomo possono spiegare. Perché ogni donna è una strega nel suo cuore.
Abbiamo bandito la scopa, il gatto e gli atti di magia, il Sabba e il patto con Satana, ma il mistero, o l’enigma, è grande quanto mai; nessun essere vivente sa quale sarà il suo esito. Non sono forse gli incantesimi dell’amore di ogni tipo e il godimento della bellezza in tutte le sue forme naturali, misteri, miracoli o magie?
Per tutti coloro che sono interessati al tema dell’influenza e delle capacità della Donna, questo Vangelo delle Streghe sarà un documento prezioso in quanto dimostra che ci sono stati singolari pensatori che hanno considerato la creazione come uno sviluppo femminile, o partenogenesi, da cui è scaturito il principio maschile. Lucifero, o la Luce, era nascosto nell’oscurità di Diana, come il calore è nascosto nel ghiaccio. Ma il salvatore o Messia di questa strana dottrina è una donna — Aradia, anche se le due, madre e figlia, sono confuse o adombrate l’una nell’altra nei differenti racconti, come Jahvè è confuso con Elohim.
Rimane da dire che i raduni Adamitici prescritti dal Vangelo delle Streghe sono poco praticati, o non lo sono affatto, dalle streghe giovani o vecchie, rimaste ormai poche e lontane tra di loro, e dagli stregoni venerandi del giorno d’oggi; per lo meno non nell’Italia centrale e settentrionale, per quanto se ne sappia. Ma tra i libertini, i gaudenti e le donne di dubbia reputazione di Milano e di Firenze — dove esse non sono rare quanto le eclissi — questi raduni sono chiamati halli angelici; tali balli non sono affatto sconosciuti nelle altre grandi città del mondo. Alcuni anni fa il giornale della domenica di una città americana pubblicò un resoconto dettagliato di raduni simili che avevano luogo nelle «case da ballo» della città, dichiarando che si svolgevano spesso, cosa che mi fu confermata da uomini che li frequentavano.
Un punto molto importante, per tutti coloro che ritengono rilevante la scoperta di antiche tradizioni, è che uno studio approfondito delle usanze delle streghe italiane da me raccolte, ed un’analisi che le confronti tra di loro e identifichi elementi simili negli scritti di Ovidio e di altri mitologi, ci inducono a credere (come ho sostenuto a volte, anche se non abbastanza spesso) che ci sono in questi documenti più recenti molti resti importanti e interessanti di antiche tradizioni latine ed etrusche. Probabilmente interi poemi, racconti e invocazioni sono stati tradotti dalla lingua antica. Se questo è vero, quando gli studiosi leggeranno con interesse questo materiale, ci sarà sicuramente un esame critico e una verifica di quanto è antico in esso e si scoprirà quali tradizioni meravigliose persistano ancora oggi.
Che tuttora le streghe formino una società segreta o setta, da loro chiamata «della Vecchia Religione», e che ci siano in Romagna interi villaggi dove gli abitanti sono pagani e sono governati quasi interamente dai Settimani o «nati ai setti mesi», si può leggere nel romanzo che ha questo titolo come pure in vari articoli pubblicati in riviste diverse, o può essere accettato sulla base delle mie conoscenze dirette. L’esistenza di una religione presuppone un Testo Sacro e in questo caso si può riconoscere, quasi senza bisogno di una verifica rigorosa, che il Vangelo delle Streghe sia realmente un’opera molto antica. Si dà spesso il caso che quando una tradizione è trasmessa oralmente, la donna anziana ripeta per intero le parole e le frasi di testi che non capisce com- pletamente, ma che ha ascoltato e memorizzato. Questi testi si devono verificare correlandoli o confrontandoli con altri racconti e con altri testi. Ora, considerando tutto ciò con attenzione critica e con rigore imparziale, non si può fare a meno di credere che il Vangelo delle Streghe è con tutta probabilità la traduzione di qualche opera latina più o meno antica, in quanto è più che mai verosimile che ogni fede stabilita abbia i suoi testi scritti. Ci sono uomini di cultura tra i paria dell’India; ve ne erano probabilmente molti tra i «protetti della luna» o adoratori notturni di Diana. Infatti ho qualche speranza che una ricerca possa in futuro rivelare negli scritti di qualche eretico o mistico dimenticato del medioevo l’equivalente di molti passi di questo testo, se non il testo nella sua interezza.
Ancora pochi anni, lettore, e tutto questo sarebbe scomparso dalle tradizioni degli italiani prima ancora dell’arrivo dei giornali e della ferrovia, come la nuvola leggera è spazzata via dal vento o come i fiocchi di neve si dissolvono nello stagno. Di fatto le vecchie usanze stanno scomparendo con una rapidità talmente incredibile che fonti autorevoli mi assicurano — e posso infatti ren- dermene conto personalmente — che ciò che io stesso ho raccolto o che era stato trascritto per me dieci anni fa nella Romagna Toscana da un’abile collaboratrice, non potrebbe oggi essere raccolto da nessuno, in quanto non esiste più tranne che nei ricordi di pochi vecchi stregoni, che stanno scomparendo giorno dopo giorno senza lasciare traccia. Sta scomparendo — è quasi scomparso. Infatti penso spesso che, anche se vecchio (e ho superato di dodici anni il limite dell’età più avanzata, come l’aveva definita il Duca di Marlborough nella sua difesa), vivrò abbastanza a lungo per udire i colpi del battitore Time che mette all’asta e condanna a morte l’ultimo vero stregone latino. E possibile che quest’ultimo stia entrando nel suo portafoglio mentre scrivo. Le donne o le streghe, avendo più vitalità, dureranno un po’ di più — voglio dire, le streghe di tipo tradizionale; perché per quanto riguarda lo sviluppo naturale e innato della stregoneria e le mere usanze, ci saranno sempre delle streghe con noi, come ci saranno i poveri — fino a quando scompariremo tutti.
Il fatto notevole, anche se difficile da capire, è che una tradizione così antica sia sopravvissuta quasi immutata tra la gente di campagna. È probabile che le leggende e gli incantesimi conservati nelle famiglie delle streghe ereditarie perdurino molto più a lungo delle mode artistiche, tuttavia anche queste sono state preservate per 2000 anni. Infatti come scrive E. Neville Rolfe: «ll defunto signor Castellani, che fu il primo a riprodurre fedelmente i gioielli trovati nelle tombe etrusche e greche, decise che qualche sopravvivenza di questa antica e squisita arte doveva ancora esistere da qualche parte in Italia. Così cercò diligentemente... e m un paesino sperduto scoprì orefici che facevano ornamenti per i contadini, le cui caratteristiche indicavano una chiara sopravvivenza della più antica arte etrusca».
Qui vorrei puntualizzare che quando ho criticato forse un po’ troppo aspramente l’indifferenza degli studiosi nei confronti delle singolari tradizioni conservate dalle streghe e dagli stregoni, mi riferivo a Roma e specialmente all’Italia del Nord. G. Pitrè ha fatto tutto il possibile per quanto riguarda il Sud.
Dopo aver scritto i capitoli precedenti ho ricevuto il libro, Napoli negli Anni Novanta, scritto da E. Neville Rolfe, in cui un interesse intelligente e profondo per questo argomento è associato ad estese conoscenze. Ciò che sarà particolarmente importante per il mio lettore è la quantità di informazioni offerte dal signor Rolfe circa la connessione di Diana con la stregoneria e come molte delle sue qualità siano poi divenute quelle della Madonna. «L’adorazione di Diana», egli scrive, «era molto diffusa... al punto che, quando il Cristianesimo si sostituì al Paganesimo, gran parte del simbolismo pagano fu adattato ai nuovi riti e questo rese relativamente semplice la transizione dalla venerazione di Diana a quella della Madonna». Il signor Rolfe parla della chiave, della ruta e della verbena come simboli di Diana; di tutti questi elementi ho raccolto incantesimi, in apparenza molto antichi, che sono associati con Diana. Ho trovato spesso la ruta nelle case di Firenze e mi è sempre stata data come un favore speciale. È sempre tenuta nascosta in qualche angolo oscuro perché sottrarne una parte porta fortuna. La rana di bronzo era un emblema di Diana; da qui il proverbio latino, «Chi ama la rana la considera Diana». Fino ad epoca recente era fatta per essere usata come un amuleto. Ne ho uno come fermacarte proprio davanti a me. C’è anche un’invocazione alla rana.
Ciò che il signor Rolfe conferma tacitamente e inconsciamente, e ciò che è più notevole nel mio lavoro, è che gli stregoni italiani formano una classe distinta di persone che esercita un grande potere a Napoli e in Sicilia e che possiede inoltre interessantissimi documenti magici e diagrammi cabalistici, dei quali il signor Rolfe ne fornisce uno (questo è già noto a coloro che l’hanno visto nei libri dei Takruri e dei maghi arabi del Cairo). Questi documenti e diagrammi derivano probabilmente da Malta. Perciò non sembrerà una cosa sorprendente al lettore che questo Vangelo delle Streghe sia stato preservato, seppur nella forma in cui l’ho dato. E vero che non l’ho né avuto né visto come un vecchio manoscritto, ma sono certo del fatto che è stato scritto in tempi antichi e che è ancora ripetuto qui e là oralmente in parti separate.1[1]
Sarebbe una grande soddisfazione per me se qualcuno che avesse l’opportunità di vedere questo libro e possedendo informazioni che confermino quello che è in esso sostenuto, me lo comunicasse gentilmente o lo pubblicasse in qualche forma in modo che non vada perduto.
1[1] In un lavoro recente dei signori Niceforo e Sighele, intitolato La Mala Vita a Roma c’è un capitolo dedicato alle Streghe della Città Eterna, a proposito delle quali gli autori dicono che for- mano un gruppo così nascosto che «forse anche il più romano dei romani ignora la loro esistenza». Questo vale per le vere streghe, non per le semplici chiromanti che sono molto comuni.
La donna Emancipata, sostenitrice dei propri Diritti, quando è troppo esaltata, generalmente considera l’uomo come un essere limitato che lei è destinata a superare. In epoche passate prevaleva l’opinione contraria, ma tutti e due questi atteggiamenti sono, o erano, chiaramente sbagliati almeno per quanto riguarda il futuro. Perché in realtà entrambi i sessi sono capaci di progresso e, in questo rispetto, progresso non significa tanto un conflitto del principio maschile e femminile, come quello che è alla base del Mahabarata, quanto il graduale riconoscimento di genuine capacità, la ridefinizione dei rapporti e la complementarità dei poteri — e facendo ciò su base scientifica ogni conflitto cessa.
Questi commenti sono pertinenti all’argomento del mio testo, perché èstudiando le epoche in cui la donna si è imposta come figura dominante e in-fluente che impariamo quali sono realmente le capacità del sesso femminile. Tra queste, quella della stregoneria — com’era realmente, non come è stata comunemente fraintesa — è tanto interessante quanto ogni altra. La Strega infatti — lasciando da parte ogni questione relativa alla realtà della magia — rappresentava, una volta, un fattore reale o un grande potere nella vita sociale ribelle e anche oggi si riconosce, come dimostra la maggior parte dei romanzi, che nella donna c’è qualcosa di inquietante, di misterioso e incomprensibile, che né lei né l’uomo possono spiegare. Perché ogni donna è una strega nel suo cuore.
Abbiamo bandito la scopa, il gatto e gli atti di magia, il Sabba e il patto con Satana, ma il mistero, o l’enigma, è grande quanto mai; nessun essere vivente sa quale sarà il suo esito. Non sono forse gli incantesimi dell’amore di ogni tipo e il godimento della bellezza in tutte le sue forme naturali, misteri, miracoli o magie?
Per tutti coloro che sono interessati al tema dell’influenza e delle capacità della Donna, questo Vangelo delle Streghe sarà un documento prezioso in quanto dimostra che ci sono stati singolari pensatori che hanno considerato la creazione come uno sviluppo femminile, o partenogenesi, da cui è scaturito il principio maschile. Lucifero, o la Luce, era nascosto nell’oscurità di Diana, come il calore è nascosto nel ghiaccio. Ma il salvatore o Messia di questa strana dottrina è una donna — Aradia, anche se le due, madre e figlia, sono confuse o adombrate l’una nell’altra nei differenti racconti, come Jahvè è confuso con Elohim.
Rimane da dire che i raduni Adamitici prescritti dal Vangelo delle Streghe sono poco praticati, o non lo sono affatto, dalle streghe giovani o vecchie, rimaste ormai poche e lontane tra di loro, e dagli stregoni venerandi del giorno d’oggi; per lo meno non nell’Italia centrale e settentrionale, per quanto se ne sappia. Ma tra i libertini, i gaudenti e le donne di dubbia reputazione di Milano e di Firenze — dove esse non sono rare quanto le eclissi — questi raduni sono chiamati halli angelici; tali balli non sono affatto sconosciuti nelle altre grandi città del mondo. Alcuni anni fa il giornale della domenica di una città americana pubblicò un resoconto dettagliato di raduni simili che avevano luogo nelle «case da ballo» della città, dichiarando che si svolgevano spesso, cosa che mi fu confermata da uomini che li frequentavano.
Un punto molto importante, per tutti coloro che ritengono rilevante la scoperta di antiche tradizioni, è che uno studio approfondito delle usanze delle streghe italiane da me raccolte, ed un’analisi che le confronti tra di loro e identifichi elementi simili negli scritti di Ovidio e di altri mitologi, ci inducono a credere (come ho sostenuto a volte, anche se non abbastanza spesso) che ci sono in questi documenti più recenti molti resti importanti e interessanti di antiche tradizioni latine ed etrusche. Probabilmente interi poemi, racconti e invocazioni sono stati tradotti dalla lingua antica. Se questo è vero, quando gli studiosi leggeranno con interesse questo materiale, ci sarà sicuramente un esame critico e una verifica di quanto è antico in esso e si scoprirà quali tradizioni meravigliose persistano ancora oggi.
Che tuttora le streghe formino una società segreta o setta, da loro chiamata «della Vecchia Religione», e che ci siano in Romagna interi villaggi dove gli abitanti sono pagani e sono governati quasi interamente dai Settimani o «nati ai setti mesi», si può leggere nel romanzo che ha questo titolo come pure in vari articoli pubblicati in riviste diverse, o può essere accettato sulla base delle mie conoscenze dirette. L’esistenza di una religione presuppone un Testo Sacro e in questo caso si può riconoscere, quasi senza bisogno di una verifica rigorosa, che il Vangelo delle Streghe sia realmente un’opera molto antica. Si dà spesso il caso che quando una tradizione è trasmessa oralmente, la donna anziana ripeta per intero le parole e le frasi di testi che non capisce com- pletamente, ma che ha ascoltato e memorizzato. Questi testi si devono verificare correlandoli o confrontandoli con altri racconti e con altri testi. Ora, considerando tutto ciò con attenzione critica e con rigore imparziale, non si può fare a meno di credere che il Vangelo delle Streghe è con tutta probabilità la traduzione di qualche opera latina più o meno antica, in quanto è più che mai verosimile che ogni fede stabilita abbia i suoi testi scritti. Ci sono uomini di cultura tra i paria dell’India; ve ne erano probabilmente molti tra i «protetti della luna» o adoratori notturni di Diana. Infatti ho qualche speranza che una ricerca possa in futuro rivelare negli scritti di qualche eretico o mistico dimenticato del medioevo l’equivalente di molti passi di questo testo, se non il testo nella sua interezza.
Ancora pochi anni, lettore, e tutto questo sarebbe scomparso dalle tradizioni degli italiani prima ancora dell’arrivo dei giornali e della ferrovia, come la nuvola leggera è spazzata via dal vento o come i fiocchi di neve si dissolvono nello stagno. Di fatto le vecchie usanze stanno scomparendo con una rapidità talmente incredibile che fonti autorevoli mi assicurano — e posso infatti ren- dermene conto personalmente — che ciò che io stesso ho raccolto o che era stato trascritto per me dieci anni fa nella Romagna Toscana da un’abile collaboratrice, non potrebbe oggi essere raccolto da nessuno, in quanto non esiste più tranne che nei ricordi di pochi vecchi stregoni, che stanno scomparendo giorno dopo giorno senza lasciare traccia. Sta scomparendo — è quasi scomparso. Infatti penso spesso che, anche se vecchio (e ho superato di dodici anni il limite dell’età più avanzata, come l’aveva definita il Duca di Marlborough nella sua difesa), vivrò abbastanza a lungo per udire i colpi del battitore Time che mette all’asta e condanna a morte l’ultimo vero stregone latino. E possibile che quest’ultimo stia entrando nel suo portafoglio mentre scrivo. Le donne o le streghe, avendo più vitalità, dureranno un po’ di più — voglio dire, le streghe di tipo tradizionale; perché per quanto riguarda lo sviluppo naturale e innato della stregoneria e le mere usanze, ci saranno sempre delle streghe con noi, come ci saranno i poveri — fino a quando scompariremo tutti.
Il fatto notevole, anche se difficile da capire, è che una tradizione così antica sia sopravvissuta quasi immutata tra la gente di campagna. È probabile che le leggende e gli incantesimi conservati nelle famiglie delle streghe ereditarie perdurino molto più a lungo delle mode artistiche, tuttavia anche queste sono state preservate per 2000 anni. Infatti come scrive E. Neville Rolfe: «ll defunto signor Castellani, che fu il primo a riprodurre fedelmente i gioielli trovati nelle tombe etrusche e greche, decise che qualche sopravvivenza di questa antica e squisita arte doveva ancora esistere da qualche parte in Italia. Così cercò diligentemente... e m un paesino sperduto scoprì orefici che facevano ornamenti per i contadini, le cui caratteristiche indicavano una chiara sopravvivenza della più antica arte etrusca».
Qui vorrei puntualizzare che quando ho criticato forse un po’ troppo aspramente l’indifferenza degli studiosi nei confronti delle singolari tradizioni conservate dalle streghe e dagli stregoni, mi riferivo a Roma e specialmente all’Italia del Nord. G. Pitrè ha fatto tutto il possibile per quanto riguarda il Sud.
Dopo aver scritto i capitoli precedenti ho ricevuto il libro, Napoli negli Anni Novanta, scritto da E. Neville Rolfe, in cui un interesse intelligente e profondo per questo argomento è associato ad estese conoscenze. Ciò che sarà particolarmente importante per il mio lettore è la quantità di informazioni offerte dal signor Rolfe circa la connessione di Diana con la stregoneria e come molte delle sue qualità siano poi divenute quelle della Madonna. «L’adorazione di Diana», egli scrive, «era molto diffusa... al punto che, quando il Cristianesimo si sostituì al Paganesimo, gran parte del simbolismo pagano fu adattato ai nuovi riti e questo rese relativamente semplice la transizione dalla venerazione di Diana a quella della Madonna». Il signor Rolfe parla della chiave, della ruta e della verbena come simboli di Diana; di tutti questi elementi ho raccolto incantesimi, in apparenza molto antichi, che sono associati con Diana. Ho trovato spesso la ruta nelle case di Firenze e mi è sempre stata data come un favore speciale. È sempre tenuta nascosta in qualche angolo oscuro perché sottrarne una parte porta fortuna. La rana di bronzo era un emblema di Diana; da qui il proverbio latino, «Chi ama la rana la considera Diana». Fino ad epoca recente era fatta per essere usata come un amuleto. Ne ho uno come fermacarte proprio davanti a me. C’è anche un’invocazione alla rana.
Ciò che il signor Rolfe conferma tacitamente e inconsciamente, e ciò che è più notevole nel mio lavoro, è che gli stregoni italiani formano una classe distinta di persone che esercita un grande potere a Napoli e in Sicilia e che possiede inoltre interessantissimi documenti magici e diagrammi cabalistici, dei quali il signor Rolfe ne fornisce uno (questo è già noto a coloro che l’hanno visto nei libri dei Takruri e dei maghi arabi del Cairo). Questi documenti e diagrammi derivano probabilmente da Malta. Perciò non sembrerà una cosa sorprendente al lettore che questo Vangelo delle Streghe sia stato preservato, seppur nella forma in cui l’ho dato. E vero che non l’ho né avuto né visto come un vecchio manoscritto, ma sono certo del fatto che è stato scritto in tempi antichi e che è ancora ripetuto qui e là oralmente in parti separate.1[1]
Sarebbe una grande soddisfazione per me se qualcuno che avesse l’opportunità di vedere questo libro e possedendo informazioni che confermino quello che è in esso sostenuto, me lo comunicasse gentilmente o lo pubblicasse in qualche forma in modo che non vada perduto.
1[1] In un lavoro recente dei signori Niceforo e Sighele, intitolato La Mala Vita a Roma c’è un capitolo dedicato alle Streghe della Città Eterna, a proposito delle quali gli autori dicono che for- mano un gruppo così nascosto che «forse anche il più romano dei romani ignora la loro esistenza». Questo vale per le vere streghe, non per le semplici chiromanti che sono molto comuni.
Come Diana diede alla luce Aradia
Questo è il Vangelo delle Streghe:
Diana amava molto suo fratello Lucifero, il dio del Sole e della Luna, il dio della Luce (Splendore), che era molto orgoglioso della sua bellezza e che per il suo orgoglio fu scacciato dal Paradiso.
Diana ebbe da suo fratello una figlia, alla quale essi diedero il nome di Aradia. A quel tempo c’erano sulla terra molti ricchi e molti poveri.
I ricchi rendevano schiavi tutti i poveri.
A quel tempo gli schiavi erano trattati crudelmente; in ogni palazzo c’erano torture, m ogni castello prigionieri.
Molti schiavi scappavano. Fuggivano nelle campagne e diventavano ladri e briganti. Invece di dormire la notte, tramavano la fuga, derubavano i loro padroni e poi li ammazzavano. Così vivevano sulle montagne e nelle foreste come briganti e assassini, tutto per sfuggire alla schiavitù. Diana disse un giorno a sua figlia Aradia:
Diana amava molto suo fratello Lucifero, il dio del Sole e della Luna, il dio della Luce (Splendore), che era molto orgoglioso della sua bellezza e che per il suo orgoglio fu scacciato dal Paradiso.
Diana ebbe da suo fratello una figlia, alla quale essi diedero il nome di Aradia. A quel tempo c’erano sulla terra molti ricchi e molti poveri.
I ricchi rendevano schiavi tutti i poveri.
A quel tempo gli schiavi erano trattati crudelmente; in ogni palazzo c’erano torture, m ogni castello prigionieri.
Molti schiavi scappavano. Fuggivano nelle campagne e diventavano ladri e briganti. Invece di dormire la notte, tramavano la fuga, derubavano i loro padroni e poi li ammazzavano. Così vivevano sulle montagne e nelle foreste come briganti e assassini, tutto per sfuggire alla schiavitù. Diana disse un giorno a sua figlia Aradia:
É vero che sei uno spirito,
Ma tu sei nata per essere ancora
Mortale, e devi andare
Sulla terra e fare da maestra
A donne e a uomini che avranno
Volontà di imparare la tua scuola,
Che sarà composta di stregonerie.
Non devi essere come la figlia di Caino,
E della razza che è divenuta
Scellerata e infame a causa dei maltrattamenti.
Come Giudei e Zingari,
Tutti ladri e briganti,
Tu non divieni...
Tu sarai sempre la prima strega,
La prima strega divenuta nel mondo.
Tu insegnerai l’arte di avvelenare,
Di avvelenare tutti i signori,
Di farli morti nei loro palazzi,
Di legare lo spirito dell’oppressore.
E dove si trova un contadino ricco e avaro,
Insegnerai alle streghe tue alunne
Come rovinare il suo raccolto
Con tempesta, folgore e baleno,
Con grandine e vento.
Quando un prete ti farà del male,
Del male colle sue benedizioni,
Tu gli farai sempre un doppio male
Col mio nome, col nome di Diana,
Regina delle streghe...
Quando i nobili e i preti vi diranno,
Dovete credere nel Padre, Figlio
E Maria, rispondetegli sempre,
Il vostro dio Padre e Maria
sono tre diavoli...
Il vero dio Padre non è il vostro —
Il vostro dio — io sono venuta
Per distruggere la gente cattiva
E la distruggerò...
Voi altri poveri soffrite anche la fame,
E lavorate male e troppo,
Soffrite anche la prigione;
Però avete un’anima,
Un’anima più buona, e nell’altro,
Nell’altro mondo voi starete bene
E gli altri male...
Dopo che Aradia ebbe imparato a praticare tutta la stregoneria e come distruggere la razza malvagia degli oppressori, la insegnò alle sue allieve e disse loro:
Quando sarò partita da questo mondo,
Di qualunque cosa avrete bisogno,
Una volta al mese, quando la luna
È piena...
Dovete venire in un luogo deserto,
In una selva, tutte insieme,
E adorare lo spirito potente
Di mia madre Diana; e a chi vorrà
Imparare la stregoneria,
Che ancora non la sappia,
Mia madre insegnerà
Tutte le cose...
Sarete liberi dalla schiavitù!
E così diverrete tutti liberi!
Però uomini e donne
Sarete tutti nudi,
Fino a che non sarà morto
L’ultimo degli oppressori.
Morto,farete il giuoco
Della moccola di Benevento,
e farete poi una cena così.
Ma tu sei nata per essere ancora
Mortale, e devi andare
Sulla terra e fare da maestra
A donne e a uomini che avranno
Volontà di imparare la tua scuola,
Che sarà composta di stregonerie.
Non devi essere come la figlia di Caino,
E della razza che è divenuta
Scellerata e infame a causa dei maltrattamenti.
Come Giudei e Zingari,
Tutti ladri e briganti,
Tu non divieni...
Tu sarai sempre la prima strega,
La prima strega divenuta nel mondo.
Tu insegnerai l’arte di avvelenare,
Di avvelenare tutti i signori,
Di farli morti nei loro palazzi,
Di legare lo spirito dell’oppressore.
E dove si trova un contadino ricco e avaro,
Insegnerai alle streghe tue alunne
Come rovinare il suo raccolto
Con tempesta, folgore e baleno,
Con grandine e vento.
Quando un prete ti farà del male,
Del male colle sue benedizioni,
Tu gli farai sempre un doppio male
Col mio nome, col nome di Diana,
Regina delle streghe...
Quando i nobili e i preti vi diranno,
Dovete credere nel Padre, Figlio
E Maria, rispondetegli sempre,
Il vostro dio Padre e Maria
sono tre diavoli...
Il vero dio Padre non è il vostro —
Il vostro dio — io sono venuta
Per distruggere la gente cattiva
E la distruggerò...
Voi altri poveri soffrite anche la fame,
E lavorate male e troppo,
Soffrite anche la prigione;
Però avete un’anima,
Un’anima più buona, e nell’altro,
Nell’altro mondo voi starete bene
E gli altri male...
Dopo che Aradia ebbe imparato a praticare tutta la stregoneria e come distruggere la razza malvagia degli oppressori, la insegnò alle sue allieve e disse loro:
Quando sarò partita da questo mondo,
Di qualunque cosa avrete bisogno,
Una volta al mese, quando la luna
È piena...
Dovete venire in un luogo deserto,
In una selva, tutte insieme,
E adorare lo spirito potente
Di mia madre Diana; e a chi vorrà
Imparare la stregoneria,
Che ancora non la sappia,
Mia madre insegnerà
Tutte le cose...
Sarete liberi dalla schiavitù!
E così diverrete tutti liberi!
Però uomini e donne
Sarete tutti nudi,
Fino a che non sarà morto
L’ultimo degli oppressori.
Morto,farete il giuoco
Della moccola di Benevento,
e farete poi una cena così.
Il sabba, tregenda o raduno delle streghe come consacrare la cena
Qui segue la cena, che cosa deve includere e che cosa deve essere detto e fatto per consacrarla a
Diana.
Dovrai prendere farina e sale, miele e acqua e pronunciare questo scongiuro:
Scongiurazione della Farina
Scongiuro te, o farina!
Che sei il corpo nostro — senza di te Non si potrebbe vivere — tu che Prima di divenire farina,
Sei stata sotto terra dove tutti Sono nascosti, tutti i segreti.
Macinata che sei a metterte al vento, Tu spolveri per l’aria e te ne fuggi, Portando con te i tuoi segreti!
Ma quando grano sarai in spighe, In spighe belle che le lucciole Vengono a farti lume perché tu Possa crescere più bella, altrimenti
Non potresti crescere e divenire bella, Dunque anche tu appartieni
Alle Streghe e alle Fate, perché Le lucciole appartengono
Al sol...
Lucciola caporala, Vieni corri e vieni a gara, Metti la briglia a la cavalla!
Metti la briglia al figliuol del re!
Vieni, corri e portala a me!
Il figliuol del re te lascierà andare, Però voglio te pigliare,
Giacché sei bella e lucente,
Ti voglio mettere sotto un bicchiere E guardarti colla lente.
Sotto un bicchiere tu starai Fino a che tutti i segreti
Di questo mondo e di quell’altro Non mi farai sapere, e anche quelli del grano e della farina.
Appena questi segreti io saprò, Lucciola mia, libera ti lascierò, Quando i segreti della terra io saprò Tu sia benedetta, ti dirò!
Poi segue lo scongiuro del sale:
Scongiurazione del Sale
Scongiuro il sale, suona mezzo giorno in punto, In mezzo a un fiume entro
E qui miro l’acqua.
All’acqua e al sol, altro non penso Che all’acqua e al sol, a loro La mia mente tutta è rivolta,
Altro pensier non desidero che Saper la verità; tanto tempo è che
Soffro, vorrei saper il mio avenir, Se cattivo fosse, acqua e sol Migliorate il destino mio!
Poi segue lo scongiuro di Caino:
Scongiurazione di Caino
Tu Caino, tu non possa aver Nè pace e né bene fino a che
Dalla luna andato non sarai coi piedi Correndo, le mani battendo,
A pregarlo per me che mi faccia sapere Il mio destino; se cattivo fosse, Allora me lo faccia cambiare.
Se questa grazia mi farai, L’acqua, allo splendor del sol, la guarderò,
E tu Caino colla tua bocca mi dirai Il mio destino quale sarà.
Se questa grazia o Caino non mi farai, Pace e bene non avrai!
Infine seguirà lo scongiuro di Diana:
Scongiurazione a Diana
Dovrai fare delle focacce di farina, vino, sale e miele a forma di corno di luna, metterle a cuocere al fomo e dire:
Non cuocio nè il pane nè il sale, Non cuocio nè il vino nè il miele, Cuocio il corpo, il sangue e l’anima, L’anima di Diana, che non possa Avere nè pace e nè bene,
Possa essere sempre in mezzo alle pene Fino a che la grazia non mi farà,
Che gliel’ho chiesta e gliela chiedo di cuore!
Se questa grazia, o Diana, mi farai, La cena in tua lode in molti faremo, Mangeremo, beveremo,
Balleremo, salteremo.
Se questa grazia che ti ho chiesta, Se questa grazia tu mi farai,
Nel tempo che balliamo, Il lume spegnerai,
Così all’amore Liberamente faremo!
Diana.
Dovrai prendere farina e sale, miele e acqua e pronunciare questo scongiuro:
Scongiurazione della Farina
Scongiuro te, o farina!
Che sei il corpo nostro — senza di te Non si potrebbe vivere — tu che Prima di divenire farina,
Sei stata sotto terra dove tutti Sono nascosti, tutti i segreti.
Macinata che sei a metterte al vento, Tu spolveri per l’aria e te ne fuggi, Portando con te i tuoi segreti!
Ma quando grano sarai in spighe, In spighe belle che le lucciole Vengono a farti lume perché tu Possa crescere più bella, altrimenti
Non potresti crescere e divenire bella, Dunque anche tu appartieni
Alle Streghe e alle Fate, perché Le lucciole appartengono
Al sol...
Lucciola caporala, Vieni corri e vieni a gara, Metti la briglia a la cavalla!
Metti la briglia al figliuol del re!
Vieni, corri e portala a me!
Il figliuol del re te lascierà andare, Però voglio te pigliare,
Giacché sei bella e lucente,
Ti voglio mettere sotto un bicchiere E guardarti colla lente.
Sotto un bicchiere tu starai Fino a che tutti i segreti
Di questo mondo e di quell’altro Non mi farai sapere, e anche quelli del grano e della farina.
Appena questi segreti io saprò, Lucciola mia, libera ti lascierò, Quando i segreti della terra io saprò Tu sia benedetta, ti dirò!
Poi segue lo scongiuro del sale:
Scongiurazione del Sale
Scongiuro il sale, suona mezzo giorno in punto, In mezzo a un fiume entro
E qui miro l’acqua.
All’acqua e al sol, altro non penso Che all’acqua e al sol, a loro La mia mente tutta è rivolta,
Altro pensier non desidero che Saper la verità; tanto tempo è che
Soffro, vorrei saper il mio avenir, Se cattivo fosse, acqua e sol Migliorate il destino mio!
Poi segue lo scongiuro di Caino:
Scongiurazione di Caino
Tu Caino, tu non possa aver Nè pace e né bene fino a che
Dalla luna andato non sarai coi piedi Correndo, le mani battendo,
A pregarlo per me che mi faccia sapere Il mio destino; se cattivo fosse, Allora me lo faccia cambiare.
Se questa grazia mi farai, L’acqua, allo splendor del sol, la guarderò,
E tu Caino colla tua bocca mi dirai Il mio destino quale sarà.
Se questa grazia o Caino non mi farai, Pace e bene non avrai!
Infine seguirà lo scongiuro di Diana:
Scongiurazione a Diana
Dovrai fare delle focacce di farina, vino, sale e miele a forma di corno di luna, metterle a cuocere al fomo e dire:
Non cuocio nè il pane nè il sale, Non cuocio nè il vino nè il miele, Cuocio il corpo, il sangue e l’anima, L’anima di Diana, che non possa Avere nè pace e nè bene,
Possa essere sempre in mezzo alle pene Fino a che la grazia non mi farà,
Che gliel’ho chiesta e gliela chiedo di cuore!
Se questa grazia, o Diana, mi farai, La cena in tua lode in molti faremo, Mangeremo, beveremo,
Balleremo, salteremo.
Se questa grazia che ti ho chiesta, Se questa grazia tu mi farai,
Nel tempo che balliamo, Il lume spegnerai,
Così all’amore Liberamente faremo!
E così dovrà essere fatto: tutti dovranno sedersi a cena completamente nudi, uomini e donne. Finita la cena, dovranno danzare, cantare, suonare e poi fare l’amore al buio con tutte le luci spente; perché è lo Spirito di Diana che le estingue e così dovranno danzare e suonare in suo onore.
E successe che Diana, dopo che sua figlia ebbe realizzato la sua missione e vissuto sulla terra assieme ai mortali, la richiamò e le diede il potere, quando fosse invocata da chi aveva compiuto una buona azione, di esaudire le sue preghiere concedendogli il successo in amore e inoltre:
Il potere di benedire gli amici e di maledire i nemici.
Di parlare con gli spiriti
Di trovare tesori nascosti nelle antiche rovine
Di evocare gli spiriti dei preti che erano morti lasciando tesori
Di capire la voce del vento
Di trasformare l’acqua in vino
Di predire il futuro con le carte
Di conoscere i segreti della mano
Di curare le malattie
Di rendere belli i brutti
Di domare gli animali selvaggi
Qualunque cosa sarà chiesta allo spirito di Aradia, essa sarà concessa a coloro che avranno meritato il suo favore.
Ed essi devono invocarla così:
Io chiamo Aradia! Aradia! Aradia!
2[2] A mezzanotte, a mezzanotte vado in un campo e con me porto acqua, vino e sale, porto acqua, vino e sale, e il mio talismano — il mio talismano, e una piccola borsa rossa che tengo sempre in mano — con dentro, con dentro sale. Con l’acqua e il vino mi consacro, mi consacro con preghiere per implorare un favore da Aradia, Aradia.
E successe che Diana, dopo che sua figlia ebbe realizzato la sua missione e vissuto sulla terra assieme ai mortali, la richiamò e le diede il potere, quando fosse invocata da chi aveva compiuto una buona azione, di esaudire le sue preghiere concedendogli il successo in amore e inoltre:
Il potere di benedire gli amici e di maledire i nemici.
Di parlare con gli spiriti
Di trovare tesori nascosti nelle antiche rovine
Di evocare gli spiriti dei preti che erano morti lasciando tesori
Di capire la voce del vento
Di trasformare l’acqua in vino
Di predire il futuro con le carte
Di conoscere i segreti della mano
Di curare le malattie
Di rendere belli i brutti
Di domare gli animali selvaggi
Qualunque cosa sarà chiesta allo spirito di Aradia, essa sarà concessa a coloro che avranno meritato il suo favore.
Ed essi devono invocarla così:
Io chiamo Aradia! Aradia! Aradia!
2[2] A mezzanotte, a mezzanotte vado in un campo e con me porto acqua, vino e sale, porto acqua, vino e sale, e il mio talismano — il mio talismano, e una piccola borsa rossa che tengo sempre in mano — con dentro, con dentro sale. Con l’acqua e il vino mi consacro, mi consacro con preghiere per implorare un favore da Aradia, Aradia.